Diversi studi scientifici hanno dimostrato che solo nel diabete di tipo 2 è presente una componente ereditaria. Per arrivare a questa conclusione sono state fatte ricerche sul campo che hanno coinvolto soprattutto i gemelli che, con i loro caratteri di unicità, sono da sempre una finestra aperta sui misteri più profondi della nostra specie e sulla sua evoluzione. I risultati dei test hanno rivelato che nei gemelli monozigoti, con DNA identico, il gemello sano ha oltre il 90% di probabilità di contrarre la patologia.
A differenza del diabete di tipo 2, gli studi scientifici hanno messo in luce che per il diabete di tipo 1 non sia stato identificato alcun automatismo genetico. Gli stessi test portati avanti su gemelli monozigoti cambiano completamente nei risultati: non si verifica alcun passaggio del diabete di tipo 1 da un individuo all'altro.
Queste ricerche scientifiche tuttavia non hanno testimoniato l'esistenza di un collegamento diretto tra geni e diabete. Piuttosto hanno trasmesso, in particolare nel caso del diabete di tipo 2, quella che si può definire una predisposizione familiare. Il che significa che il rischio di avere il diabete aumenta quando uno dei parenti di primo grado soffre di questa patologia. Secondo i dati più recenti, il 25% delle persone con diabete ha ereditato il diabete di tipo 2 dal padre.
Al contrario di altre forme di diabete, il diabete giovanile con esordio nella maturità (MODY) può avere un carattere ereditario. Il diabete giovanile insorge piuttosto precocemente: si presenta al di sotto dei 25 anni. Secondo la ricerca medica questa forma è, in una forbice del 35-40%, di origine ereditaria. Anche per le donne con diabete di tipo 2 la probabilità di avere figli che svilupperanno questa patologia è più alta rispetto al resto della popolazione ma, a livello di numeri assoluti, è quasi irrilevante.
Una recente ricerca dell'University College e Imperial College di Londra ha dimostrato l'ereditarietà del diabete di tipo 2 mettendo a confronto la mappa genetica di 5.800 persone con diabete e quasi 9.700 individui sani. Lo studio mostra come nel nostro codice genetico ci sarebbero 111 ''zone calde'' legate al maggior rischio di contrarre il diabete e che costituirebbero la base molecolare della predisposizione a questa patologia.