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Aritmie e fibrillazione atriale: un approfondimento

Le aritmie sono disturbi del battito del cuore, cioè alterazioni della frequenza cardiaca. Secondo uno studio del CNR la più diffusa delle aritmie, che si chiama fibrillazione atriale, in Italia colpisce un anziano su 12 per un totale di 1,1 milioni di soggetti affetti da questa aritmia. Questi disturbi possono essere eventi occasionali o forme croniche. In tutti i casi richiedono il consulto di un medico.

Lento o veloce: quando il ritmo è sbagliato

La frequenza cardiaca si ritiene normale quando, a riposo, è tra i 60 e 100 battiti al minuto. Le aritmie sono disturbi della frequenza cardiaca, alterazioni del numero dei battiti al minuto dovute ad anomalie strutturali del cuore. Il ritmo dei battiti del cuore (frequenza cardiaca) è controllato da segnali elettrici trasmessi attraverso il tessuto cardiaco. Quando il battito è rallentato al di sotto dei livelli normali si parla di bradicardia. Quando invece si assiste ad un aumento del numero dei battiti del cuore al minuto in condizioni di riposo, si parla di tachicardia. Una delle aritmie più comuni è la fibrillazione atriale che si verifica quando il cuore segue un ritmo irregolare o tipicamente accelerato. La maggior parte delle aritmie non hanno conseguenze gravi ma a volte possono interferire con il lavoro di pompaggio del sangue effettuato dal cuore e danneggiare altri organi come il cervello o i reni. Ecco perché, è sempre necessario rivolgersi a un medico.

Aritmie cardiache: i sintomi

Una delle aritmie cardiache più diffuse è quella extrasistolica, un battito anomalo e prematuro rispetto alla cadenza regolare del normale ritmo cardiaco e di solito innocua. Spesso se ne diventa consapevoli solo dopo una visita medica approfondita. Ma in molti altri casi le aritmie hanno sintomi molto ben definiti e riconoscibili, anche se la diagnosi deve essere sempre eseguita da un medico. Tra i sintomi più frequenti della bradicardia ci sono vertigini, debolezza e respiro corto mentre la tachicardia si manifesta con palpitazioni e battito cardiaco accelerato.

La fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale è l'aritmia più diffusa nella popolazione e la sua prevalenza tende a crescere con l'aumentare dell'età. In base ai dati del progetto FAI (Fibrillazione Atriale in Italia), realizzato dall'Istituto di neuroscienze del CNR e dall'Università di Firenze, un anziano su 12 è colpito da fibrillazione atriale per un totale di 1,1 milioni di soggetti affetti da questa aritmia in Italia. Lo studio ha inoltre permesso di dimostrare che, per effetto dei cambiamenti demografici, questi numeri saranno in costante crescita nei prossimi anni, fino a raggiungere 1,9 milioni di casi nel 2060.

Le conseguenze della fibrillazione atriale

La complicanza più grave per la fibrillazione atriale è l'ictus tromboembolico: si verifica quando il cuore non si contrae in modo appropriato, favorendo il ristagno di sangue, che può coagulare provocando la formazione di trombi che possono passare nel circolo sanguigno e ostruire una arteria causando infarti o ictus. Secondo uno studio del CNR, oltre un quarto dei 200mila ictus che si verificano ogni anno in Italia sono attribuibili alla fibrillazione atriale. Rispetto agli ictus dovuti a cause diverse, quelli di origine trombembolica, se non gestiti tempestivamente, hanno un impatto devastante in termini di disabilità residua e sopravvivenza.

Le tre tipologie di fibrillazione

La fibrillazione atriale può essere definita in vari modi, a seconda della durata e della gravità della manifestazione. Si definisce parossistica quando gli episodi si presentano a intermittenza e, di solito, si interrompono entro 48 ore senza alcun trattamento. Oppure la fibrillazione atriale può essere persistente quando ogni episodio dura più di sette giorni e richiede solitamente un intervento terapeutico specifico. Se la fibrillazione è infine cronica, significa che non si interrompe spontaneamente o con intervento terapeutico.

Fibrillazione atriale, i fattori di rischio

La fibrillazione atriale e altre aritmie cardiache possono essere più frequenti nelle persone che hanno altre malattie dell'apparato cardiovascolare come ipertensione arteriosa, arteriosclerosi coronarica e malattie cardiache congenite. Inoltre la fibrillazione atriale può essere associata anche a ipertiroidismo, polmonite, asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva e diabete. Ma tra i fattori di rischio ci sono anche quelli dovuti allo stile di vita come l'abuso di alcol, il sovrappeso, il consumo smodato di caffeina, tè, caffè o bevande energetiche, il consumo di droghe, specialmente anfetamine o cocaina, e le sigarette.

Prevenire le aritmie con lo stile di vita

Per prevenire l'insorgere di aritmie cardiache sarebbe sufficiente, in molti casi, adottare uno stile di vita più sano. Per esempio seguire una corretta alimentazione, varia ed equilibrata, ricca di fibre, frutta e verdura, povera di sale e di grassi di origine animale come salumi e insaccati. Anche dolci e alcool, soprattutto quando si esagera, sono nemici del cuore. Oltre alla dieta, per prevenire le aritmie gli esperti consigliano di praticare con regolarità un'attività fisica adeguata, non fumare ed imparare a gestire stress fisici, lavorativi ed emotivi.

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