Secondo Medscape, autorevole rivista internazionale di medicina, i nuovi dispositivi connessi permettono di coinvolgere i pazienti come mai prima e di migliorare la loro relazione con il medico. Ma cosa ci riserva davvero questa rivoluzione? Più partecipazione delle persone al processo di cura e condivisione in tempo reale di informazioni sulla nostra salute. Ora non ci resta che scorrere tutti i vantaggi dei dispositivi sanitari connessi.
Secondo diversi esperti, i dispositivi sanitari connessi ci trasporteranno in un'epoca in cui ogni individuo avrà sempre a disposizione tutti i suoi dati medici e avrà la possibilità di comprendere meglio sia il proprio stato di salute che le opportunità per migliorarlo. Questo fenomeno si chiama Patient Digital Empowerment e si traduce nella partecipazione attiva e responsabile del paziente al proprio processo di cura.
Il termine Patient Digital Empowerment è stato coniato dallo psicologo americano Bob Anderson per indicare la presa in carico del paziente del suo percorso di cura, dando importanza a parametri come la storia personale, il vissuto, le relazioni sociali, l'ambiente presente e passato. Il Patient Digital Empowerment è una vera e propria evoluzione del progetto personale di cura che stimola il paziente ad adottare comportamenti favorevoli alla salute e al proprio benessere.
Questo nuovo approccio aiuta il paziente a gestire patologie croniche come diabete e ipertensione che richiedono un costante monitoraggio e una particolare attenzione nel rispettare le indicazioni del medico o dello specialista.
Oltre ai dispositivi connessi per l'automonitoraggio, che si possono facilmente acquistare in farmacia, oggi molti sistemi sanitari hanno sviluppato tecnologie e piattaforme digitali in grado di mettere in connessione diretta il medico ospedaliero/specialista e il paziente per uno scambio di informazioni puntuali e immediate. Per alcune patologie, come lo scompenso cardiaco per esempio, è stato dimostrato che l'utilizzo della telemedicina ha ridotto del 30-35% la mortalità e del 15-20% le ospedalizzazioni. Medici e operatori sanitari che hanno accesso in tempo reale ai dati del paziente sono in grado di valutare meglio, e più velocemente, quando è necessario intervenire.